Ormai per la Cina non si parla più di elevati tassi di crescita, ma di elevare la qualità della crescita. Ciò significherebbe un cambiamento sostanziale del modello di trasformazione economica con conseguenti rischi che ne conseguiranno. La crescita molto veloce e apparentemente inarrestabile del periodo precedente ha portato disfunzioni strutturali notevoli in Cina. La Cina soffre di sovraccapacità produttiva e diminuzione della redditività dell’industria (in parte anche dovuto all’attestamento degli stipendi ad un valore medio) e nel contempo grande liquidità e capacità economica (e leggi che limitano la possibilità di investire all’estero) che tendono a trasferire il denaro dall’economia reale a quella speculativa (con conseguente arricchimento del settore finanziario e l’aumento del rischio del formarsi di bolle come quelle immobiliari).
Elevare la qualità di crescita e passare dal “Made in China” al “Created in China”, in pratica significa maggiore protezionismo, introversione verso il mercato interno e il graduale abbandono del progetto “one belt one road” (rivelatosi, in pratica, in buona parte fallimentare) per incominciare a curare e sviluppare le infrastrutture del Paese.
Quindi la parola d’ordine è “consolidare” e strutturare meglio. Ci sarebbe anche una timida volontà di aprire agli investimenti esteri, ma la strada in questo senso è ancora impervia (a tal proposito si attende una nuova legge sul trasferimento tecnologico).
Ma per poter fare tutto ciò, c’è un’unica grande urgenza: “La riforma strutturale”. La Cina non può più permettersi, in piena guerra sui dazi, di dipendere troppo dal mercato esterno, deve ribilanciare la richiesta interna a quella esterna.Sentendosi in grave rischio, nel caso continuino gli aumenti doganali, la Cina sta spostando la battaglia sul campo tecnologico, il saper fare non basta più. Non più repliche, ma creatività, know-how di prima mano. La Cina sente di poter vincere la sfida tecnologica e sta portando a casa (o trattenendo a casa) tutte quelle eccellenze della ricerca, dell’università e dello sviluppo di prodotto di cui ha bisogno per poter fare il salto di qualità.
Sicuramente ci sarà una ripercussione a livello mondiale. Ogni cambiamento porta a rischi e a opportunità, staremo a vedere cosa succederà.