In Italia spesso incontriamo la convinzione, a dire il vero un po’ naïf, che in Cina non vi siano controlli di qualità sui prodotti importati o che essi siano più blandi di quelli eseguiti in Europa e nel resto del mondo.

Molti di voi conosceranno il caso del latte in polvere per bambini contaminato prodotto dai maggiori produttori cinesi e venduto a moltissime famiglie in Cina (si parlava di circa 300000 bambini ammalati), era il 2008.

Da allora, la coscienza dei Cinesi sull’importanza della tutela dei consumatori si è risvegliata, i controlli su tutta la catena produttiva, dalla materia prima all’imballaggio sono ferrei e le attività produttive che riguardano i prodotti per l'infanzia non sono esternalizzabili in modo da individuare precisamente le responsabilità e garantire la tracciabilità in tutte le fasi del processo. Nel 2013, la China Food and Drug Administration (CFDA) è stata istituita come agenzia a livello ministeriale per garantire in materia di sicurezza alimentare e farmaceutica.  Nonostante tutto ciò, molti cinesi preferiscono ancora oggi acquistare prodotti per l’infanzia importati dall’estero. Questo atteggiamento ha causato gravi perdite alle aziende domestiche e spinto il governo a una riforma dei processi di standardizzazione e certificazione. Nel 2010, prima della “querelle” con D&G e quindi in tempi non sospetti, molti dei principali marchi del lusso stranieri (anche italiani) non hanno superano i test di controllo qualità a campione (definiti di routine da China Daily).

Le non conformità riscontrate riguardavano: scarsa stabilità del colore, presenza di alti livelli di formaldeide (sostanza irritante e cancerogena), etichettatura errata.

China Daily informava che i capi controllati non erano stati prodotti in Cina (sappiamo che lo avete pensato), ma di certo non escludiamo che ce ne siano di prodotti in Cina con simili difetti, è per questo che consigliamo sempre di controllare accuratamente i produttori e i loro fornitori quando importate. È molto frequente in Cina che il fornitore si accorga che “non ci sta più dentro” e che nel secondo lotto scelga fornitori meno costosi e con qualità di produzione o materie prime ... diciamo così ... meno pregiate.

Stiate certi che i buyer cinesi questi controlli li fanno. L’organismo che fissa gli standard in Cina è lo Standardization Administration of China (SAC). Il China National Certification and Accreditation Administration (CNCA) è l’ente che coordina la certificazione e i test obbligatori da eseguire sui prodotti, incluso il marchio China Compulsory Certification (CCC). Entrambe le precedenti agenzie fanno parte di un ente di controllo chiamato State Administration of Market Regulation (SAMR). Notare che molti prodotti, non possono neppure fare ingresso in Cina senza essere certificati.

Il marchio CCC è il più importante, è molto simile alla nostra marcatura CE, infatti riguarda la sicurezza dei prodotti e i minimi requisiti di qualità. Rilevante importanza hanno anche gli standard nazionali obbligatori (GB o guobiao) e quelli volontari (GB/T o guobiao tuijian), in realtà, fortemente raccomandati, che in Cina si traduce in ”praticamente obbligatori”.  A questi fanno seguito le guide tecniche per l’industria, le quali sono emanate dai comitati tecnici (TC) e che hanno sigle diverse a seconda del campo di applicazione.

Il consiglio è sempre lo stesso, prima di esportare i prodotti verso la Cina, fatevi consigliare e guidare.