L'uso dei dati biometrici causa e ha causato preoccupazioni alle persone e all'opinione pubblica in merito alla protezione della privacy e alla possibile discriminazione ed esclusione sociale.
L'approccio americano finora ha lasciato i dati personali e il loro utilizzo nelle mani delle grandi aziende digitali che ne hanno fatto un potente strumento di business e un’etica nell’uso dei dati biometrici è ancora in incubazione. L'approccio cinese ne ha lasciato, finora, la gestione e l'uso agli enti governativi, facendone uno strumento di efficace controllo. Nel mezzo c'è l'approccio europeo, molto più attento ai veri proprietari dei dati: gli utenti (mentre in America si parla piuttosto di proprietà parziale), ma molto più indietro nelle tecnologie e nelle applicazioni pratiche.
L'identificazione su base biometrica non è una mera analisi fisiologica, può contenere anche connotazioni culturali e comportamentali. Nel caso dell'analisi del DNA, il discorso è ancora più complesso. Poiché in futuro, per rendere il riconoscimento maggiormente accurato e sicuro, gli algoritmi di identificazione saranno multimodali, inevitabilmente porteranno con loro i pro e contro che ogni singolo metodo ha in origine amplificandolo ulteriormente.
Indipendentemente dalle culture e dai governi, l'approccio biometrico ha risvolti politici, culturali, sociali ed economici e, a volte, è mal tollerato dai soggetti proprietari dei dati. Tutti questi aspetti, a causa della loro intrinseca complessità, sono di solito inclusi in un unico concetto: la privacy.
La questione privacy è difficile da descrivere compiutamente, ciò che è certo è che il non rispetto dell'importanza che effettivamente ha può provocare danni reali alle persone.
La diffusione, pubblicazione, utilizzo improprio dei dati, da un lato fornisce un potere enorme a coloro che ne vengono a conoscenza e possono utilizzarli, dall'altro può avere pesanti ricadute sull'individuo sul piano psicologico, sociale, affettivo e della libertà personale.
Quindi, lo sforzo da compiere non deve essere semplicemente tecnico, perché l'identificazione necessita di una classificazione, categorizzazione e discriminazione del tipo "da molti a uno". 
Il fine e l'uso che se ne può fare può essere nobile, necessario, utile e altruistico. Quindi non è il caso di demonizzare l'analisi biometrica in quanto, di per sè, è molto preziosa. Si tratta piuttosto di utilizzare le debite precauzioni proprio per la sua intrinseca preziosità.
Quindi, la chiave è proprio un'identificazione precisa e accurata del fine e dello scopo del rilevamento dei dati biometrici. Lo scopo deve essere fissato sin dall'inizio, con l'assoluta certezza e l'assicurazione che non cambi nel tempo subendo trasformazioni o derive (metamorfosi della funzione).
Queste rassicurazioni non possono che essere garantite da una o da un gruppo ristretto di persone. Quindi, è di importanza fondamentale l'identificazione precisa e responsabile di coloro che avranno accesso ai dati personali. In generale, una o più persone si possono definire responsabili se e solo se:

- Conoscono alla perfezione i rischi potenziali o reali di un espletamento improprio della propria funzione.

- Rispondono personalmente e giuridicamente delle loro azioni.

- Non sono loro stessi esposti a rischio, perseguibili o discriminati a causa del loro compito e funzione. 

Questa coscienza e consapevolezza deve essere condivisa con i soggetti proprietari dei dati biometrici. Quindi, non basta informare il "data-subject", ma essere sicuri che ne abbia preso coscienza e consapevolezza. Ci sono dei casi in cui, cause forza maggiore (minori, anziani non autosufficienti, ecc.), il soggetto informato non possa essere il "data-subject", ma una persona terza, un tutore.
Una volta che l'aspetto informativo/cognitivo è risolto, è necessaria l'accettazione, da parte di entrambe le parti (coloro che sono i proprietari dei dati o i loro tutori e coloro che li devono trattare), che abbia in essere l'intero processo di identificazione e utilizzo dei dati: il consenso.
L'accuratezza nella raccolta dei dati e del mezzo tecnico usato hanno, a loro volta, una grande importanza, soprattutto riguardo il concetto di inclusione/esclusione. Benché la tecnologia nel campo della raccolta dei dati biometrici e del loro utilizzo si stia affinando sempre più, consentendo precisioni e accuratezze importanti, un margine di errore c'è sempre. L'errore può essere o inclusivo o esclusivo: per esempio, un errore nel riconoscimento del volto potrebbe includere nella lista dei sospetti di un crimine un soggetto estraneo ai fatti. Oppure potrebbe escludere arbitrariamente dall'accesso ad un servizio una persona che invece ne avrebbe diritto o addirittura bisogno. C'è quindi un problema di carattere discriminatorio, specie se le vittime di questo errore lo siano per motivi genetici, comportamentali, di genere o culturali.
Quindi, nella scelta della soluzione tecnica è fondamentale garantire, accuratezza e protezione dei dati. Oltre che a norme giuridiche che tutelino i data subject e tutti coloro che raccolgono, conservano e trattano i dati biomentrici, si ha l'urgenza di avere norme tecniche che dettino sia i requisiti tecnici dei dispositivi e dei processi, che i test e le fasi di verifica che garantiscano che siano soddisfatti e allo stato dell'arte.